La mutazione antropologica avvenuta negli ultimi anni a causa della ingombrante presenza dei mezzi di comunicazione di massa nella nostra vita ha reso banale e addirittura grottesco il concetto di “partecipazione”, trasformando occasioni come lutti, stragi, elezioni, scandali, referendum e chi più ne ha più ne metta, in occasioni di isterica omologazione. I social network hanno messo un definitivo chiodo sulla bara del concetto di “reazione spontanea”, tanto che chi scrive, sulla propria personale pagina facebook, da parecchio tempo evita di partecipare a certi riti di massa e men che meno lo fa con questo blog.
Si tratta di un filtro necessario, perché il rischio concreto è quello di permettere alla propria mente di farsi invadere tramutandosi in una sorta di ripetitore del Pensiero Unico.
Oggi però scegliamo di togliere questo filtro per ricordare un personaggio che più di tante altre icone del rock ha insegnato a molti di noi che ragionare da fuorilegge (che non significa da delinquente) in questo mondo, è il primo passo per accorgersi che qualcosa non va. Per ciascuno questo qualcosa sarà diverso, a seconda di quali siano le sue priorità. Ma per tutti coloro che in modi diversi hanno risposto al richiamo, di fatto le sue canzoni sono state quello shock che sveglia dal torpore di una vita automatizzata, la scossa che fa emergere da un dormiveglia comatoso.
Rock and Roll, appunto.
Non lo ha fatto indicando alcuna via, né ha mai dato lezioni su come si dovesse vivere, per fortuna. Di gente che ti dice come vivere, fra figure istituzionali e santoni newage, ce n’è già troppa.
Ha solo incarnato, con i suoi eccessi (che erano comunque meno di quelli che il nostro immaginario proiettava su di lui), con la sua musica, i suoi testi, lo spirito del rock, quello vero, spontaneo, quell’anima da ladro di cavalli, da pirata, da avventuriero, che negli anni settanta era ancora possibile incarnare e che in un mondo borghese come il nostro non possiamo che guardare con nostalgia e invidia.
Probabilmente se non fossero esistiti i Motorhead non scriverei molte delle cose che potete leggere qui. E a ben vedere, probabilmente non esisterebbe nemmeno questo blog.
Chi conosce la figura di Lemmy Killminister non potrà che unirsi a me, chi non lo conosce, beh…
…per lui è troppo tardi per farlo, perché adesso cominceranno i soliti panegirici postmortem, le ristampe dei dischi e tutte quelle cose che stravolgono lo spirito di un artista e ti fanno passare la voglia di ascoltarlo.
Oggi sulla pagina di Dave Lombardo ho trovato questa cover di “Stand By Me” fatta da Lemmy, ed è un bel modo di accomiatarsi dalla sua piacevolmente rumorosa figura.